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RICERCA E SALUTE
Il divertimento della ricerca scientifica è anche trovare sempre altre frontiere da superare, costruire mezzi più potenti d'indagine, teorie più complesse, cercare sempre di progredire pur sapendo che probabilmente ci si avvicinerà sempre di più a comprendere la realtà, senza arrivare mai a capirla completamente.
Margherita Hack
Il sistema visivo dei neonati
Ci sono molte evidenze sul fatto che il sistema visivo dei nati prematuramente sia condizionato in molti modi nel suo decorso. Sfide oftalmiche dopo una nascita pretermine sono numerose e nel complesso i neonati di peso estremamente basso alla nascita (<1000 g) hanno tre volte più probabilità di avere una visione di meno di 6/60 rispetto ai nati a termine. Tuttavia, l'impatto della prematurità sullo sviluppo oftalmico a lungo termine non si limita al periodo neonatale.
La vista è solo l’aspetto sensoriale di un fenomeno molto più complesso: un mosaico percettivo risultante dall’integrazione di molteplici capacità, quali acuità visiva sensibilità al contrasto, senso cromatico, di movimento, senso di profondità, riconoscimento della forma.
Affinché la maturazione dei sistemi sensoriali avvenga, la vista e gli altri sensi devono essere utilizzati ed integrati in quanto ciascuno di essi fornisce importanti informazioni circa la realtà esterna.
Le abilità della visione
La capacità visuo-percettiva è un processo di elaborazione degli stimoli sensoriali che prevede l’analisi, la selezione e l’elaborazione delle informazioni visive: alla formazione dell’immagine retinica segue un’analisi delle informazioni percettive salienti (come ad esempio la forma e il colore) fino a giungere ai processi cognitivi di ordine superiore di attribuzione di un significato all’immagine percepita.
Secondo Horibe e Haymore, optometriste statunitensi, le abilità delle visione si dividono in:
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abilità visuo-spaziali;
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abilità visuo-percettive;
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abilità di integrazione visuo-motoria;
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abilità di integrazione visuo-uditiva.
Nello svolgimento delle attività scolastiche sono coinvolte tutte queste abilità, ad esempio: nella lettura e nella scrittura, nel disegno, durante il passaggio della visione lontana (alla lavagna) verso la distanza prossimale (foglio) e viceversa, durante le attività motorie che implicano una coordinazione oculo-manuale. Diventa quindi di fondamentale importanza una stimolazione di tutte queste abilità nell’età pre-scolare.
I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente che si manifestano con l'inizio della scolarizzazione.
Questi disturbi dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo. Non sono causati né da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali.
I “campanelli d’allarme” di un DSA riguardano diverse aree:
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linguaggio;
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memoria;
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apprendimento;
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coordinazione motoria;
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organizzazione e orientamento.
Oggi più che mai è importante svolgere screening di osservazioni che possano individuare in maniera preventiva fatiche che si manifestano già nella prima infanzia, con ricadute su prerequisiti o requisiti di apprendimento e che possono generare false diagnosi.
I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA)
Apprendimento, visione e i nativi digitali
Gli strumenti digitali hanno cambiato la vita delle persone. Per certi versi hanno dato enormi possibilità, pensiamo ad esempio al fatto di poter comunicare con chiunque in qualunque parte del mondo, ampliando la mente e gli orizzonti. Per altri versi, però, hanno avuto un impatto negativo sullo sviluppo del sistema visivo, sulla visione e sulla memoria ad essi correlata. Nei casi più gravi hanno addirittura alienato dalla vita reale.
Proviamo a pensare che:
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il 20% dei bambini usa lo smartphone nel primo anno di vita;
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il 38% dei bambini al di sotto dei 2 anni ha già utilizzato un dispositivo per giocare o guardare un video;
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il 63% di bambini al di sotto degli 8 anni usa abitualmente lo smartphone o il tablet dei genitori;
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il 50% di bambini dai 6 agli 8 anni possiede un cellulare;
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il 45% dei giovani dai 5 ai 13 anni usa costantemente la rete;
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i giovani tra 8 e 18 anni usano gli strumenti digitali per 7/8 ore al giorno;
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dulcis in fundo, spesso i ragazzi che frequentano le scuole superiori studiano la lezione su slide o appunti fotografati con e sul cellulare.
(fonte: Report of the Center on Media and Human Development, School of Communication, Northwestern University 2014).
Nei primi anni di vita, il cervello è estremamente plastico e lo sviluppo neuronale risente di tutte le informazioni ambientali sia benefiche che nocive al quale il bambino viene esposto.
Gli studiosi mettono in guardia affinché i bambini non usino gli strumenti digitali negli ambiti quotidiani e li utilizzino per un tempo moderato, almeno finché non si sia conclusa la prima fase di sviluppo che per il sistema visivo corrisponde ai 6/7 anni di età.
È nato così il progetto “Apprendimento e Visione”, un progetto multidisciplinare che parte da un’indagine sui fattori di rischio negli apprendimenti.
Secondo i dati del Miur 2016/17, il Disturbo Specifico dell’Apprendimento è uno dei più rappresentati in età scolare, con una percentuale nella scuola primaria del 3,6% che aumenta al 4,2% all’ingresso nella scuola secondaria. Gli elementi predittivi, se riconosciuti in tempo, permettono di attivare percorsi educativi e di potenziamento che possono mettere il bambino nella condizione di affrontare al meglio l’apprendimento.